L’Italia esce vincitrice dalla prima guerra mondiale (1914-18) contro Austria-Ungheria e Germania. Trento e Trieste entrano a far parte del Regno d’Italia, i cui confini vengono allargati anche al Brennero (Sud Tirolo con Bolzano) e all’Istria. Dalle difficili trattative di pace, l’Italia non avrà gli ampliamenti territoriali richiesti verso l’altra sponda dell’Adriatico in Dalmazia (1). Nasce il mito della vittoria mutilata che fa presa tra i reduci e provoca l’occupazione della città di Fiume (settembre 1919-dicembre 1920) da parte di frange ribelli dell’esercito guidate dal poeta Gabriele D’Annunzio. È una sfida al governo italiano che sarà costretto a sgomberare la città a cannonate alla fine del 1920.
Anche l’Europa del dopoguerra è profondamente cambiata. Oltre all’impero turco, sono caduti gli imperi di Germania, Austria-Ungheria e Russia.
Nell’ex impero zarista la rivoluzione del 1917 ha portato alla costruzione di un esperimento socialista sotto la guida dei bolscevichi di Lenin. In Occidente, come in Italia, molti partiti socialisti guardano a quell’esperimento come a una speranza. La partecipazione delle masse alla vita politica cresce sempre più. Il partito socialista italiano e la confederazione generale del lavoro vedono aumentare i propri iscritti. Nel gennaio 1919 viene fondato un nuovo partito di massa, il partito popolare di don Luigi Sturzo di ispirazione cattolica. Nel marzo dello stesso anno Benito Mussolini fonda i fasci di combattimento, il futuro partito fascista. A Livorno nel gennaio del 1921 nasce il partito comunista d’Italia.