2.3 Antifascismo: carcere, confino, clandestinità ed esilio

Nel 1926 è istituito il Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato e gli antifascisti sono schedati e sorvegliati. Contro le sue sentenze non è possibile alcun ricorso o impugnazione. L’antifascismo militante è esercitato dai partiti che clandestinamente svolgono attività di opposizione alla politica del regime. Un posto di rilievo spetta ai comunisti: il partito comunista d’Italia (Pcd’I) è l’unico a continuare un’intensa attività e per questo viene pesantemente colpito dalla repressione poliziesca. Gli antifascisti sono costretti alla clandestinità o all’esilio; se arrestati finiscono in carcere o al confino. Tra coloro che invece rimangono in Italia, alcuni finiscono con l’abbandonare l’impegno attivo.

Imola

Nei bollettini di ricerca diffusi dal ministero dell’interno compaiono foto segnaletiche di antifascisti imolesi da arrestare. Dopo la grande retata dell’ottobre 1926, a Imola proseguono gli arresti di piccoli gruppi o di singoli che vengono portati davanti al Tribunale speciale (1). Un’altra grande retata è quella del novembre 1930 provocata dalla constatazione che il partito comunista nella clandestinità mantiene la propria organizzazione e fa circolare la propria stampa, come ad esempio “l’Unità”.

Le persecuzioni dell’antifascismo imolese causano: 268 arrestati; 84 condannati dal tribunale speciale per complessivi 475 anni; 110 confinati per un totale di 484 anni di confino (2, 3, 4); la morte in carcere del comunista Enea Fantini e al confino del comunista Giuseppe Piancastelli e dell’anarchico Luigi Campomori.

Molti di più sono gli oppositori del regime tenuti sotto controllo. Nel casellario politico centrale si contano oltre 728 schedati nativi di Imola il cui “colore politico” è così suddiviso: 335 comunisti, 178 anarchici, 163 socialisti, 10 repubblicani e ancora altri 40 definiti genericamente antifascisti.

Si tratta di una resistenza sotterranea che riaffiorerà per dare il suo contributo nel momento della crisi del regime tra il 25 luglio e l’8 settembre 1943.

Diversi antifascisti di Imola e del circondario abbandonano l’Italia rifugiandosi in Francia o in Unione sovietica (5), ove non mancano casi di vittime delle repressioni staliniane. Alcuni antifascisti ricercati continuano ad operare in Italia clandestinamente, con documenti falsi per tenere il collegamento con nuclei di resistenza antifascista.

2.2 Era fascista: la persuasione, la cultura, le opere

2.4 Guerra d’Etiopia e proclamazione dell’impero