Dal settembre 1943 sotto l’occupazione tedesca si organizza il movimento di liberazione nazionale che ricorre a forme di opposizione attiva e passiva dando vita al fenomeno della resistenza.
Il 9 settembre 1943 nasce a Roma il Comitato di liberazione nazionale (Cln) a cui aderiscono i partiti liberale, comunista, socialista, democratico cristiano, azionista. Il Cln assume le funzioni di governo clandestino e dirige la resistenza contro l’occupazione tedesca e i fascisti della Repubblica di Salò.
Inizialmente è una ribellione spontanea all’occupante straniero che diventa movimento organizzato con l’apporto degli antifascisti fuggiti dalle carceri e dai luoghi di confino dove erano stati reclusi durante il regime di Mussolini.
I primi nuclei sono costituiti da reparti militari sbandati, che si rivelano però inadatti, perché convinti di poter proseguire a combattere secondo la logica degli eserciti tradizionali.
Ben presto la guerra di liberazione nazionale si caratterizza per una strategia di lotta simile alla guerriglia: da ciò deriva la sua incisività per l’estrema difficoltà da parte dei tedeschi di localizzare le basi partigiane e di seguire i loro spostamenti.
Le formazioni combattenti sono all’inizio chiamate “bande” e in seguito brigate e divisioni e non superano mai la dimensione di un centinaio di uomini. Le “bande” si sostengono grazie all’aiuto della popolazione, che fornisce indumenti e generi alimentari, e se necessario ricorrono a requisizioni.
La resistenza italiana termina il 25 aprile 1945 con la liberazione delle grandi città del nord.