Le donne rappresentano una componente fondamentale per il movimento partigiano nella lotta contro il nazifascismo.
I gruppi di difesa della donna nascono a Milano nel novembre 1943 e si diffondono in tutta l’Italia del nord occupata dai tedeschi. I compiti principali sono quelli di organizzare scioperi e servizi di staffette tra i nuclei partigiani; di prestare assistenza alle famiglie di deportati, incarcerati e caduti; di distribuire stampa clandestina nelle fabbriche e nelle campagne; di spiegare alle donne il significato politico della loro partecipazione alla resistenza; di sabotare la produzione nelle fabbriche di guerra; di boicottare la consegna di viveri ai tedeschi nelle campagne.
Nella Baroncini, antifascista, già confinata a Ventotene negli anni Trenta, riceve l’incarico dal Comitato di liberazione di Imola, del quale fa parte, di organizzare l’assistenza alle famiglie dei partigiani e diventa la principale animatrice dei gruppi di difesa del territorio imolese. Nell’aprile 1944 il Cln e i gruppi di difesa promuovono due manifestazioni: il 29 aprile chiamano a raccolta le donne per protestare contro la guerra e la mancata distribuzione dei generi alimentari di prima necessità; il 1° maggio sostengono lo sciopero generale di protesta nelle fabbriche e in città.
La manifestazione del 29 aprile ha un drammatico epilogo. Nel corso della mattinata la piazza di Imola si riempie: decine di donne, giovani e anziane, in bicicletta confluiscono dai dintorni. Ben preso sono circa cinquecento. Chiedono pane, latte, zucchero per i figli e invocano la fine della guerra. Le guardie della Repubblica di Salò sparano uccidendo Livia Venturini e Rosa Zanotti (1, 2, 3). Da quel momento le donne si mobilitano in lotta permanente, stringono legami più stretti tra i gruppi della resistenza della città, della campagna, della montagna. Percorrono chilometri a piedi o in bicicletta, portando armi e messaggi con il continuo pericolo di cadere in una retata o in una rappresaglia (4, 5, 6).
5.1 Resistenza in citta in pianura e in collina
5.3 Guerra partigiana. La 36a Brigata Garibaldi “Bianconcini”