Tre furono i principali gruppi combattenti della resistenza: le formazioni autonome, guidate da militari fedeli al governo Badoglio; le formazioni Giustizia e Libertà del partito d’azione; le formazioni guidate dai partiti tradizionali come le brigate Garibaldi costituite dal partito comunista, le brigate Matteotti, di tradizione socialista, e le brigate del popolo guidate dalla democrazia cristiana.
Le brigate Garibaldi sono organizzate in compagnie e hanno un comandante e un commissario politico che si occupa dell’educazione dei giovani.
Nella zona del monte Faggiola, all’inizio di aprile 1944 Giovanni Nardi “Caio” e Luigi Tinti “Bob” con una ventina di partigiani imolesi e faentini reduci da offensive nazifasciste presso la Faggiola e il Falterona, danno vita alla 4a brigata Garibaldi, poi ribattezzata 36ª brigata Garibaldi “Bianconcini” (1), in onore di Alessandro Bianconcini, antifascista e partigiano fucilato il 27 gennaio del 1944. In essa confluiscono gruppi guidati da Libero Lossanti “Capitano Lorenzini”, il primo comandante della 36a, ed Ernesto Venzi “Nino”, entrambi con una dura esperienza partigiana in Veneto, e Guido Gualandi “Moro” nel ruolo di commissario. Morto Lossanti il 14 giugno, il comando viene assunto da Luigi Tinti “Bob” che lo mantiene sino alla fine.
La 36a diviene una delle brigate più forti dell’Appennino tosco-emiliano e alla fine di luglio dispone di circa 1.200 uomini che operano con combattimenti quasi quotidiani nel cuore della linea gotica. La brigata in preparazione di un possibile scontro finale è poi organizzata in quattro battaglioni, il primo “Sirio” comandato da Edmondo Golinelli “Libero”; il secondo, “Ravenna” da Ivo Mazzanti; il terzo da Carlo Nicoli; il quarto da Guerrino de Giovanni. la strategia prevede che il secondo battaglione punti su Faenza; Tinti con il grosso della brigata su Imola e Guido Gualandi con il primo su Bologna. I piani non si realizzano e tra il settembre e l’ottobre del 1944 hanno luogo i più importanti combattimenti: Ca’ di Guzzo, Monte Battaglia, Santa Maria di Purocielo (2, 3). In ottobre la maggioranza dei partigiani della 36a sono smobilitati, disarmati e inviati a Firenze, in “centri di raccolta” organizzati dagli alleati. Solo il 1° battaglione “Sirio”, sotto il comando dell’8a armata britannica, continua la sua azione nel territorio e prenderà parte alla liberazione di Imola.