1 Ustica, 1927, Giulio Miceti e Decio Marchesi con i loro famigliari
Giulio Miceti: iscritto al PSI. Iniziò la militanza socialista fin dalla prima giovinezza. Nelle elezioni amministrative del 26 settembre 1920 venne eletto sia consigliere comunale di Imola, sia consigliere dell’amministrazione provinciale di Bologna. Fu designato sindaco di Imola l’1 ottobre 1920. Non partecipò mai alle sedute del consiglio provinciale a causa dello scatenarsi dello squadrismo fascista e decadde dal mandato a seguito dello scioglimento del consiglio stesso, decretato dal prefetto di Bologna il 21 aprile 1921. Il sindaco e l’intera amministrazione furono costretti a rassegnare le dimissioni il 30 giugno 1921. Fu direttore de “La Lotta”, organo circondariale socialista imolese, dalla fine del 1919 all’8 ottobre 1922. Con la promulgazione delle leggi eccezionali, nel novembre 1926 venne nuovamente carcerato e il 4 dicembre 1926 assegnato al confino per 3 anni e inviato nell’isola di Ustica (PA). Qui nel 1927, venne arrestato e deferito al Tribunale speciale, assieme ad una quarantina di altri confinati, tutti accusati di un inesistente complotto. Dopo dieci mesi di carcere all’Ucciardone (PA) venne assolto, assieme agli altri, per non avere commesso il fatto. Liberato il 14 agosto 1928 rientrò ad Imola e si occupò nella cooperativa SACMI (Società anonima cooperativa meccanica imolese) della quale divenne (benché guardato sospettosamente dai fascisti) il direttore. L’11 marzo 1930 per manifestazione antifascista in occasione dei funerali di un noto antifascista (Paolo Nonni), fu nuovamente assegnato al confino per 3 anni, ma ebbe la pena commutata in ammonizione il 29 luglio 1938 e, quindi, fu liberato.
Tratto dal Dizionario biografico online. Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese: 1919-1945, a cura di Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri.
Decio Marchesi: fabbro artigiano. Iscritto al PSI. Aderì giovanissimo agli ideali socialisti, dopo essere cresciuto alla scuola politica di Andrea Costa. Amava definirsi un socialista umanitario, anche se nella scheda di polizia è qualificato come comunista. Negli anni del primo dopoguerra fu uno dei dirigenti della Federazione imolese del PSI oltre che delle leghe contadine nel corso della lotta agraria del 1920. Per questo fu duramente perseguitato dai fascisti. Bastonato più volte, alla fine del 1926 fu uno dei primi socialisti a essere arrestato dopo la fine del regime costituzionale. Il 27 dicembre 1926, con l’accusa di attività comunista, venne assegnato al confino per 3 anni e inviato nelle isole di Favignana (TP) e Lipari (ME), dove fu raggiunto dalla moglie e dalle figlie di pochi anni. Il 17 novembre 1928 venne liberato per condono e ammonito. Fu classificato di 3a categoria, cioè pericoloso da sorvegliare. Appena tornato a Imola fu bastonato da alcuni fascisti che gli dissero: «Ben tornato!». Nonostante il controllo della polizia, riprese i contatti con i vecchi compagni di fede. Il 27 febbraio 1938, mentre si trovava nella piazza di Imola, fu duramente bastonato dai fascisti unitamente ai socialisti Andrea Gaddoni, Romeo Galli, Flavio Grandi e Giulio Miceli. Il giorno prima avevano partecipato — recando corone di garofani rossi — ai funerali di Paolo Nonni, un vecchio militante socialista. Per le percosse ricevute venne ricoverato in ospedale. Dimesso dopo dieci giorni, fu arrestato, unitamente ad altri, con questa motivazione: «Sfruttava il decesso del sovversivo Nonni Paolo, per inscenare una manifestazione di indole sovversiva». A differenza di altri inviati al confino, ebbe 2 anni di ammonizione e la diffida.
Tratto dal Dizionario biografico online. Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese: 1919-1945, a cura di Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri.
2 Ustica, 1927, Giulio Miceti, al centro, con altri confinati
3 Ustica, 1927, l’imolese Giuseppe Tonini, in piedi in alto a sinistra, assieme ad altri confinati
Giuseppe Tonini: muratore. Anarchico e poi iscritto al PCI. Il 14 gennaio 1922 assunse la gerenza di “Sorgiamo!”, il settimanale anarchico d’Imola. Avendo subìto alcune denunce, tentò di espatriare, ma il 31 maggio 1922 fu arrestato alla frontiera a Bardonecchia (TO). Nel 1924 venne schedato e il 19 novembre 1926 arrestato ad Imola, con numerosi altri antifascisti, e assegnato al confino per 4 anni, per attività comunista. Andò prima a Favignana (TP), poi ad Ustica (PA) e infine a Ponza (LT). L’8/2/30 fu liberato e classificato di 3ª categoria, quella delle persone considerate politicamente più pericolose. Processato con altri 77 antifascisti bolognesi, il 25 luglio 1939 fu condannato a 5 anni. Tornò in libertà il 6 gennaio 1942.
Tratto dal Dizionario biografico online. Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese: 1919-1945, a cura di Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri.
4 Ustica, 1927, confinati
5 Ustica, 1927, confinati al lavoro
6 Ponza, 1929, Ezio Serantoni
Ezio Serantoni: metallurgico. Sedicenne si iscrisse alla FGSI imolese e nel 1921 passò alla FGCI. Perseguitato dalle squadre fasciste, nel 1924 venne arrestato in seguito ad uno scontro da queste provocato. Restò in carcere un mese e poi rilasciato. Nell’ottobre 1928, a Torino — dove lavorava nello stabilimento FIAT – venne arrestato perché sospettato di far parte dell’organizzazione clandestina comunista. Con sentenza istruttoria del 26 settembre 1928 fu prosciolto per non luogo a procedere, ma venne tuttavia condannato a 2 anni di confino e relegato nell’isola di Ponza (LT) sino al 9 febbraio 1930. Rientrò a Imola e riprese l’attività antifascista. A seguito di una retata poliziesca del novembre 1930 fu arrestato assieme a diversi altri militanti comunisti. Deferito al Tribunale speciale con sentenza istruttoria del 16 maggio 1931, e processato il 20 giugno 1931, fu condannato a 5 anni di carcere per costituzione e appartenenza al PCI e propaganda. Scarcerato nel 1932, in seguito all’amnistia del decennale fascista, fu sottoposto a vigilanza speciale fino al 19 aprile 1933. In quest’ultima data venne di nuovo arrestato e condannato ancora al confino per 5 anni. Scontati questi anni a Ponza ebbe successivi prolungamenti della pena e fu tradotto, prima nell’isola di San Nicola nelle Tremiti (FG), e, poi, al Campo di Matera. Fu liberato dal confino nell’agosto 1943.
Tratto dal Dizionario biografico online. Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese: 1919-1945, a cura di Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri.
7 Denuncia di reato della Regia questura a capi e gregari per la costituzione di un’organizzazione comunista nella zona di Imola
8 Permesso della Pubblica sicurezza di Imola all’ammonito politico Giulio Miceti
9 Ventotene, 1940, funerali di Giuseppe Piancastelli
Giuseppe Piancastelli: muratore. Iscritto al PSI e poi al PCI. Nel 1927 il PCI lo inviò in Piemonte a dirigere l’organizzazione clandestina del partito. Il 4 maggio 1928 venne arrestato in una tipografia di Torino mentre stava curando la stampa di un giornale clandestino. Rinviato a giudizio davanti al Tribunale speciale, con altri 5 militanti quasi tutti di Imola, non fu giudicato e il suo caso stralciato. Fu processato, sempre dal Tribunale speciale, con altri 39 militanti comunisti e il 10 novembre 1928 condannato a 13 anni e 3 mesi di reclusione per organizzazione comunista. Scontò parte della pena nel carcere di Imperia e nel 1931 fu trasferito in quello di Pianosa (LI). Il 4 ottobre 1934 tornò in libertà per la concessione dell’amnistia. Rientrò a Imola e fu classificato di 3ª categoria, quella degli elementi considerati politicamente più pericolosi. Fu arrestato dal 20 al 25 ottobre 1936 per l’arrivo a Bologna di una altissima personalità e dal 6 al 10 ottobre 1937 per la visita di Hitler in Italia. Il 20 febbraio 1938 venne nuovamente arrestato per attività politica e condannato a 5 mesi di reclusione. Il 21 marzo 1939 fu ancora arrestato e assegnato al confino per 5 anni per attività comunista. Andò a Ventotene (LT) dove restò sino al 13 luglio 1940. In quel giorno venne ricoverato d’urgenza e morì in una clinica di Formia (LT). Secondo il referto il decesso era dovuto a peritonite acuta.
Tratto dal Dizionario biografico online. Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese: 1919-1945, a cura di Alessandro Albertazzi, Luigi Arbizzani, Nazario Sauro Onofri.