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Fascismo-Foibe-Esodo. 1918-1950. Le tragedie del confine orientale

10 pannelli 100×70

A cura della Fondazione memoria della deportazione aderente all’INSMLI. Il punto di partenza è la situazione dei territori abitati da italiani e sloveni all’indomani della Grande Guerra, nel clima di nazionalismo e di italianizzazione forzata della cultura e attraversa i momenti successivi: l’invasione italo-tedesca del regno di Jugoslavia nel 1941, l’occupazione, la resistenza antitedesca e antifascista, la persecuzione di ebrei e oppositori con la triste presenza della Risiera di San Sabba, infine l’avanzata ai confini del territorio italiano – e anche oltre – dell’esercito di liberazione del maresciallo Tito. Fu in questa situazione, non ancora definita sul piano degli accordi internazionali, che nell’area triestina e del Carso gruppi di italiani furono vittime di un feroce nazionalismo slavo che anticipò quel concetto di “pulizia etnica” che decenni dopo tanti orrori ha provocato alla fine del secolo scorso tra le diverse “famiglie” slave della penisola, e che ha fatto esplodere l’unità “iugoslava”.

1936-1945. Dall’impero alla Shoah: memorie del razzismo italiano

9 pannelli 70X100

A cura della prof.ssa Giuliana Zanelli. La mostra parte dalla proclamazione dell’Impero fascista dell’Africa Orientale Italiana con la guerra di aggressione all’Etiopia evidenziandone l’impostazione fondamentalmente razzista del regime totalitario. La seconda parte è dedicata alle leggi razziali del 1938, ai ritratti di alcuni “Giusti” imolesi tra cui Amedeo Ruggi e Don Giulio Minardi e alle carte salvate da Rosa Maiolani. Le carte, come le persone, si salvano solo se qualcuno le sottrae alla distruzione. Quelle qui pubblicate per la prima volta sono un piccolo corpus di manoscritti, biglietti e cartoline lungo il tempo che va dalla primavera del 1945 – la stagione della Liberazione – al 1961. Rosa Maiolani le custodisce da allora nel suo archivio privato e, vincendo la riservatezza che la caratterizza, decide oggi di renderle note ad un più vasto pubblico.

Imola: i giorni della liberazione. Dagli scatti fotografici del II Corpo d’Armata Polacco

25 pannelli 70×100

Mostra fotografica a cura di Davide Ceré e Marco Orazi, realizzata dal C.I.D.R.A. in collaborazione con il Comune di Imola. E’ la descrizione fotografica del clima della nostra città che si respirava nei giorni immediatamente successivi la liberazione di Imola, avvenuta il 14 aprile 1945. Le immagini, scattate dagli operatori del II Corpo d’Armata Polacco, provengono dal Polish Institute and Sikorski Museum di Londra.

Sotto il nome di Garibaldi

9 pannelli 70×100

La mostra realizzata dal CIDRA, nell’occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi (1807-2007) ripercorre alcuni momenti di storia degli italiani nel Novecento riconducibili al nome di Giuseppe Garibaldi.
Il percorso è così organizzato: I. 1936-38: nella guerra civile di Spagna per la Repubblica; II. 1943-45: in Italia, nella Resistenza; III. 1948: il Fronte democratico popolare nelle prime elezioni politiche della Repubblica italiana
Una traccia storica essenziale inquadra le immagini. L’esposizione è stata curata da Marco Orazi e Giuliana Zanelli con la consulenza e la collaborazione di Elio Gollini e di Giorgio Baroncini.

Patrioti e Garibaldini nel primo Risorgimento. La Trafila garibaldina

12 pannelli 70×100

A cura di Lea Marzocchi con disegni di Daniele Trombetti e realizzazione grafica di Carlo Ferri. E’ la storia della lunga marcia di Giuseppe Garibaldi e Anita che riuscirono a fuggire dall’esercito austriaco e dalla polizia papalina, dopo la caduta della Repubblica Romana del 1849. Fu una fuga dalle valli del Po fino alla costa grossetana resa possibile dall’aiuto di donne e uomini di ogni ceto sociale, che credevano che l’indipendenza dell’Italia e la salvezza dell’Eroe dei due mondi fossero un’unica cosa. Questo episodio è conosciuto come la Trafila garibaldina.

La Cooperazione: il fascismo, la Resistenza, la Liberazione. La forza e l’originalità dell’esperienza imolese

8 pannelli 70×100

A cura di Paola Andalò e Marco Orazi

Una carrellata storica sull’impresa cooperativa nel nostro territorio, a partire dalle sue origini alla fine dell’Ottocento, passando per il ventennio fascista. Il nucleo principale riguarda il contributo prezioso alla lotta di liberazione che i cooperatori hanno saputo dare e la rinascita del Dopoguerra.

I.M.I.: i militari italiani internati in Germania (1943-1945)

12 pannelli 70×100

La mostra, è stata realizzata da Giulia Dall’Olio e da Marco Orazi, con la collaborazione di Elio Gollini e il contributo di: Cidra, Anppia, Aned, Associazioni d’Arma e Amministrazione Comunale.

L’esposizione è divisa in tre parti, secondo la calendarizzazione dello storico ed ex internato Claudio Sommaruga: il primo periodo va dal settembre 1943 all’ottobre 1944, la seconda dal maggio 1944 al settembre 1944 e la terza dall’autunno del 1944 alla primavera del 1945.

Il lettore viene accompagnato lungo il percorso da parole chiave quali: la cattura, il viaggio, la scelta, la schiavitù, la civilizzazione e la liberazione. I testi contengono molte testimonianze di ex internati imolesi e sono coadiuvati dalle straordinarie fotografie del ten. Vittorio Vialli e dai documenti custoditi nell’archivio del C.I.D.R.A.

Va ricordato che la deportazione e l’internamento di oltre 700.000 militari italiani in Germania avvenuta dopo l’8 settembre 1943, in seguito alla proclamazione dell’armistizio del Governo Badoglio con gli Alleati fu tra le prime e più coraggiose forme di resistenza. L’Esercito Italiano, forte di 2.000.000 di uomini, si trovò allo sbando, piantato in asso senza piani, ordini e mezzi dal re, Badoglio, 200 generali in fuga e con gli Alleati indifferenti. I tedeschi disarmarono un milione di nostri soldati e li deportarono con l’inganno, nei Lager tedeschi, francesi, polacchi e balcanici.

L’ideologia della razza e le sue vittime. Nella Germania di Hitler e nell’Italia di Mussolini

21 pannelli 70×100

La mostra è stata realizzata da Marco Orazi e Giulia Dall’Olio. Si tratta di un approfondimento del drammatico e progressivo percorso che portò il Terzo Reich ad una politica aggressiva in Europa fino a provocare lo scoppio della II Guerra Mondiale e le teorie, le politiche, le azioni che portarono allo sterminio delle cosiddette razze inferiori e degli antagonisti politici, in nome della purezza della razza ariana che, secondo Hitler, “è l’unica a cui spetta il diritto di dominare il mondo”.

Avendo come obiettivo l’eugenetica della popolazione germanica, i primi passi in questo senso furono l’eliminazione dei disabili psichici e fisici, in un progetto denominato Aktion T4 che ne prevedeva l’uccisione in cliniche specifiche per mezzo dei gas di scarico. Questo progetto si intrecciò con l’eliminazione di massa degli ebrei dal 1939 in poi nei campi di sterminio polacchi e tedeschi.

Alcuni pannelli fanno riferimento anche agli agghiaccianti esperimenti pseudo-scientifici che avvenivano all’interno di quei luoghi. In diversi campi di concentramento si sviluppò infatti una metodologia di morte basata su sperimentazioni pseudo mediche sugli internati.

Le ricerche su cavie umane erano mirate per lo più a gettar luce su alcuni fenomeni che potevano risultare utili nel corso della conduzione della guerra, ma spesso sfociavano in una violenza sadica e senza scopo.

La parte finale dell’esposizione dedica un focus al regime fascista, in particolare alle pratiche razziste derivate dall’aggressione dell’Etiopia nel 1935-36 fino alle Leggi Razziali del 1938 che discriminavano pesantemente gli ebrei italiani.

Infine un accenno ai campi di concentramento italiani: Bolzano, Fossoli, Borgo San Dalmazzo e Trieste.

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