Nel 1933, anno in cui Hitler sale al potere, viene costruito il primo campo di concentramento a Dachau per gli oppositori politici. Negli anni successivi il führer attua una politica di “igiene sociale” che consiste nell’eliminazione di malati di mente e portatori di handicap. Dal 1938 aumentano i campi di concentramento per lo sterminio o per lo sfruttamento schiavistico di categorie sociali ed etniche: zingari, omosessuali, ebrei e oppositori politici. Durante il conflitto nei campi di sterminio vengono uccise oltre 12 milioni di persone, di cui circa la metà sono ebrei.
In Italia la deportazione degli ebrei comincia dopo l’8 settembre 1943 e si avvale della collaborazione dei fascisti della Repubblica di Salò che forniscono nominativi e indirizzi di persone e che partecipano alle operazioni di cattura. I nazisti gestiscono i campi di smistamento italiani nei quali transitano la gran parte dei deportati come Bolzano, Borgo San Dalmazzo (Cuneo), Fossoli a Carpi (Modena) e il campo di sterminio della risiera di San Sabba a Trieste.
La deportazione in Italia: