1.1 Dopoguerra

La guerra, con circa dieci milioni di morti in Europa, di cui più di 600.000 in Italia, ha portato dolore e miseria. Le spese per le forniture all’esercito e il sostegno alle famiglie dei soldati, l’eredità di molti orfani e vedove in precarie condizioni hanno fatto lievitare il debito pubblico.

La conversione dell’industria bellica in industria di pace e il ritorno dei militari dal fronte accrescono la disoccupazione, mentre aumentano i prezzi dei generi alimentari.

Imola

Si contano più di 500 caduti (1, 2, 3, 4, 5) che nel complesso del territorio imolese arrivano a più di 1.500 con circa 800 orfani.

Ai primi di luglio del 1919 scoppiano disordini contro il carovita e vengono saccheggiati negozi. Il commissario regio, che dal 1915 regge il Comune al posto del sindaco, impone un calmiere generale. Le forze popolari cercano di assumere il controllo della protesta per impedire che degeneri.

Il 3 luglio, dopo un comizio tenuto dai socialisti Silvio Alvisi e Romeo Galli nel prato delle scuole “Carducci” (6). Mentre la gente sfolla, intervengono carabinieri e guardie regie. Si spara. Colpiti in diversi punti della città cadono cinque cittadini (7).

Tra il 1919 e il 1920 una generosa azione dei socialisti del nord Italia promuove l’accoglienza a centinaia di bambini viennesi che muoiono di fame. Imola, per iniziativa della Camera del lavoro, ne ospita venti: un segno di solidarietà internazionale per il figli degli ex nemici (8).

 1 Dopo la grande guerra

1.2 Fascismo: dallo squadrismo al potere