Nel 1919-20 disagio sociale e instabilità politica attraversano l’Italia e causano scioperi e occupazioni delle fabbriche, in particolare al nord (“biennio rosso”).
L’asprezza delle lotte di braccianti e contadini nelle campagne padane porta i grossi proprietari a finanziare lo squadrismo fascista (1). Le squadre sono armate, bastonano i “sovversivi”, devastano camere del lavoro, sedi di cooperative, di leghe operaie, di circoli anarchici, “occupano” piccoli centri e grandi città.
Nelle elezioni politiche del 15 maggio 1921 entra alla camera dei deputati il partito comunista d’Italia: tra i suoi deputati, oltre ad Antonio Gramsci, gli imolesi Anselmo Marabini e Antonio Graziadei. Sono eletti tra i fascisti Dino Grandi di Mordano e Benito Mussolini.
Nel 1922 altre occupazioni fasciste di città (2). Le azioni condotte in stile militare (molti squadristi vengono dai fronti della Grande guerra) preannunciano la marcia su Roma.
Il 28-29 novembre 1920 nel teatro comunale di Imola si tiene un importante incontro per la nascita del partito comunista con la riunione della “frazione comunista”, alla quale partecipa anche Antonio Gramsci. Dal 1921 risse e scontri tra fascisti e avversari producono morti e feriti. Dino Grandi, il futuro ministro degli esteri fascista, subisce un attentato. Il sindaco socialista Giulio Miceti viene aggredito più volte, così anche l’onorevole Anselmo Marabini. A Castel San Pietro squadristi devastano camera del lavoro e municipio (3). A Imola il 28 maggio 1921, un assalto fascista al circolo Andrea Costa, provoca il ferimento di diversi avventori (4). Nel luglio è incendiata la sede del sindacato anarchico (5).
Per le ripetute violenze il prefetto decreta lo stato d’assedio. Inviso ai fascisti, viene trasferito. Molte giunte di sinistra del circondario si dimettono, seguite dalla giunta di Imola. Il comune viene commissariato. Alle elezioni amministrative (dicembre 1922) socialisti e comunisti non partecipano, è presente una sola lista di fascisti e popolari uniti (6)