I Comitati di liberazione nazionale vengono designati dal governo alleato a ricomporre la struttura organizzativa e istituzionale delle città. Questi riescono a mettere a capo del governo uno dei protagonisti della resistenza, Ferruccio Parri, che presenta le dimissioni il 24 novembre 1945, segnando la fine politica dei Cln che si sciolgono con l’elezione dell’Assemblea costituente.
Il 2 giugno 1946 gli italiani, per la prima volta a suffragio universale, tramite un referendum, scelgono la forma istituzionale della Repubblica ed eleggono i partiti che partecipano alla stesura del testo costituzionale che entra in vigore il 1 gennaio 1948.
La guerra ha causato danni enormi all’apparato produttivo del paese. La produzione industriale si è abbassata di quasi il 70% rispetto al 1939. La capacità produttiva è diminuita e l’enorme aumento della circolazione di moneta porta in Italia un’inflazione senza precedenti. La delicata fase della ricostruzione post-bellica è gestita dal governo di De Gasperi che vara una politica di risanamento economico volta a frenare l’inflazione galoppante e la caduta della lira.
L’Italia è tra i primi paesi ad usufruire degli aiuti americani del cosiddetto piano Marshall, e ad ottenere così la possibilità di avviare un processo di ricostruzione che in soli cinque anni vede l’apertura di moltissimi cantieri su cui campeggia la sigla Erp (European recovery program) e con cui si realizzano opere importanti per la ripresa economica del paese. I circa millecinquecento milioni di dollari stanziati dal governo Usa per l’Italia sono destinati alla ricostruzione di linee ferroviarie, strade, ponti, acquedotti, fognature, case, industrie e aziende agricole.